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"Gran crociati: ora semi controrivoluzionari del nulla"

Arai Daniele
C’era una volta una generazione di “crociati” e “alleanze” del XX secolo. Essi affrontarono grandi lotte in difesa della Cristianità, ancora vigorosa all’inizio del secolo sotto la guida di un Papa Santo.
San Pio X era avverso a ogni compromesso, non solo in materia di fede, ma davanti alle questioni civili riguardanti la fede. D’esempio è il modo come affrontò i gravi problemi con i governi massoni in Francia.
La sua elezione, come si sa, avvenne in un conclave in cui ci fu l’intervento del cardinale Puzyna di Cracovia, portavoce di Francesco Giuseppe, Imperatore Austro-Ungarico del Sacro Romano Impero, che aveva il potere di veto nei conclavi papali e lo esercitò per impedire l’elezione del cardinale Rampolla.
L’esito di quel Conclave dimostra che la Provvidenza benedice l’elezione papale se i cardinali fanno il loro dovere votando un candidato eleggibile secondo la Fede. Altrimenti non assecondano un difensore della Cristianità (katéchon), ma il suo demolitore globale. Siamo a un avviso evangelico; questione di fede.
Ora, la Chiesa, seguendo i disegni divini, canonizza i santi per indicare un esempio di vita da seguire. Canonizzando un papa come san Pio X, essa ripresentò anche l’assoluta priorità dei principi soprannaturali che devono muovere il supremo Pastore, primo difensore dei Diritti di Dio. Priorità che dev’essere la stessa per ogni vero movimento e militante cattolici. La fedeltà d’ogni “crociata” o “alleanza” all’ortodossia cattolica è misurabile da questo rapporto, non solo alla loro comparsa, ma alla prova dell’ora presente.
Il Papa san Pio X all’inizio del suo Pontificato era davanti ad una società infettata dall’incredulità a causa dell’avanzata dello scientismo agnostico e della democrazia laicista i cui capi, per affermare il potere delle loro ideologie, cercavano d’imporre al Papato la conciliazione con l’illuminismo. Proprio come in altri tempi il liberalismo aveva tentato di coinvolgere Pio IX e poi di piegare Leone XIII, anche allora si ripeteva quel tentativo, sia dall’interno della Chiesa, con il modernismo, sia dall’esterno con un’azione massonica.
San Pio X, con la sua prima Enciclica «E supremi apostolatus cathedra», (4.10.1903) annunciava al mondo il motto-programma riformatore - il più sicuro e soprannaturale - «Instaurare omnia in Christo».
Il Papa, salito sul Soglio di Pietro in un'epoca contrassegnata dalla più radicale negazione dei diritti di Dio, da lui definita «la malattia» del nostro tempo, subito rendeva nota la linea del suo Pontificato: “Noi altro non vogliamo essere, né, con l'aiuto divino, altro saremo dinanzi alla società umana se non i Ministri di Dio della cui autorità siamo i depositari. Gli interessi di Dio saranno gli interessi nostri, per i quali siamo decisi di profondere tutte le nostre forze e la vita stessa”. Era l’impegno di un papa di eccezionali virtù, guida sicura alla vera pace: “Il desiderio della pace si cela certamente in petto ad ognuno e niuno è che non l'invochi con ardore. Ma volere la pace senza Dio è un assurdo, perché là dove è lontano Dio esula la giustizia; e, tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre speranza di pace.”
San Pio X aveva parlato chiaro: «Instaurare omnia in Christo». Ma per restaurare tutto in Cristo, il suo programma prevedeva l’azione della Chiesa in Politica? Una questione così delicata e importante non poteva essere lasciata senza risposta e Pio X, con la sua consueta fermezza, nel primo Concistoro da lui tenuto il 9 novembre 1903, un mese dopo la sua prima, memorabile Enciclica, rispose in modo affermativo e con termini esaurienti, di gran valore dottrinale.
“Che cosa è la Politica se non l'applicazione della legge morale alla vita civile e sociale dei popoli e delle Nazioni? Perciò, il Papa che è il Maestro supremo della legge morale nel mondo, farà anche della Politica. É un suo diritto ed è un suo dovere.”
San Pio X avrebbe fatto Politica non come gli uomini di partito, bensì avendo per fine il bene di tutta la Cristianità; avrebbe quindi fatto una Politica di Cristo: «Rinnovare ogni cosa in Cristo! ecco il nostro programma - l'abbiamo già detto - e poiché Cristo è la Verità, così il Nostro primo dovere sarà di insegnare e proclamare la verità. Perciò Noi faremo in guisa che la parola semplice, chiara, pratica di Gesù Cristo discenda sempre dalle nostre labbra, penetri e si imprima nelle anime... la verità vi farà liberi» (Gv 8, 1-32).
San Pio X vedeva la realtà come “una «guerra empia che attualmente è stata dappertutto suscitata e si propaga contro Dio». Poiché «contro il loro Creatore si ribellarono le nazioni e i popoli meditarono insensatezze (Sal. 2,1), tanto che è diventata espressione comune dei nemici di Dio: «Allontanati da noi» (Gb. 21, 14). Ecco perché si è quasi del tutto spento nella maggioranza degli uomini il rispetto all'eterno Iddio... Chi medita su tutte queste cose, può con ragione, temere che tutta questa perversione degli spiriti, sia come un anticipo o l'inizio dei mali che sono riservati alla fine dei tempi, o che già sia in questo mondo «il figlio della perdizione» (2Ts. 2, 3) di cui ci parla l'Apostolo. Grande è infatti l'audacia e troppo smisurata la rabbia con cui dappertutto si attacca la religione, si combattono i dogmi di fede e si fanno immensi sforzi per impedire e perfino per annientare ogni mezzo di comunicazione tra Dio e l'uomo. E a sua volta, tutto ciò, secondo il medesimo Apostolo, costituisce la nota caratteristica dell’Anticristo, l'uomo che con perversione inaudita, usurpa il posto di Dio, elevando se stesso sopra tutto ciò che porta il nome di Dio. (Pii X Acta, v. 1, pp. 56-59. - Concetti esposti nella prima Enciclica «E supremi apostolatus cathedra» e chiariti in questa sua prima Allocuzione Concistoriale).
Come si vede, la Cristianità era da allora minata dall’ateismo e il Cattolicesimo da un empio modernismo.
Questo, per rabbonire l’ateismo diffondeva l'idea di un cristianesimo secondario, che riduce la fede a "mezzo" di una nuova civiltà centrata sull'uomo. Così il Cattolicesimo era “aggiornato” da uno strano bacillo modernista e ecumenista che, coltivato, sarebbe esploso con l’epidemia fatale del Vaticano II. Era l’attacco
finale al rapporto con l’assoluta priorità dei principi soprannaturali che devono muovere il Santo Padre, primo difensore dei Diritti di Dio.
I Papi avevano previsto tali manovre conciliatrici nell’ordine sociale e hanno chiarito le grandi questioni, al prezzo di grandi sofferenze e persecuzioni nel mondo. San Pio X, nella Notre Charge Apostolique, insegna: "Non si edificherà la società diversamente da come Dio l'ha edificata; non si edificherà la società se la Chiesa non ne pone le basi e non ne dirige i lavori; non si deve inventare la civiltà, né si deve costruire la nuova società tra le nuvole. Essa è esistita ed esiste; è la civiltà cristiana, è la società cattolica. Non si tratta che di instaurarla, ristabilirla incessantemente sulle sue naturali e divine fondamenta contro i rinascenti attacchi della malsana utopia, della rivolta e dell'empietà. Omnia instaurare in Christo".
È perciò assurda la secolare accusa per cui il Cristianesimo è superato perché non ha risolto i problemi umani. Come se non fossero gli errori umani a disperdere tale patrimonio, non solo di saggezza ma di grazie. La vera questione è piuttosto considerare cosa sarebbe stato del mondo se non ci fosse stato il Cristianesimo, e per contro, quante disgrazie politiche, come quelle nazista e comunista, sono state possibili perché mancava un potere cristiano, come l’Impero austro-ungarico (cf. Canc. Kreisky). Oggi si dovrebbe anche domandare a che punto sarebbe la Chiesa se il Signore non avesse suscitato all’inizio della grande crisi della Cristianità, un Santo della levatura del Papa Pio X.
Eppure, la sua opera e lotta sarebbero state indebitamente moderate in seguito, al punto che la sua canonizzazione, fatta da Pio XII, fu un atto eroico perché inviso da un gran misero mondo clericale.
Già questo faceva prevedere lo spaventoso disastro spirituale che avrebbe seguito la morte di Papa Pacelli e quell’elezione fatidica di un modernista filo massonico nella persona di Roncalli.
Costui, divenuto Giovanni XXIII, avrebbe preso le distanze da “profeti di sventure”, quindi dai Profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento, dai Santi, dai messaggi della Madre di Dio e diciamolo pure, dalle parole di fuoco del Redentore crocefisso. Dal giornalista Indro Montanelli conosciamo la sua reazione rabbiosa alla menzione di san Pio X: «Ma che santo!». E per giustificarsi la scusa più perfida: non poteva essere santo perché non era allegro! Magari come lui che ridendo e scherzando rovinò la Chiesa!
La Crociata Eucaristica fiorì nel tempo di Pio XII, ma già il nome “crociata”, o il suo spirito, faceva rabbuiare l’animo di Giovanni XXIII. L’ha detto sgridando bruscamente “quel benedettino, andato dal Nunzio a intercedere per una benedizione sulla Crociata della Bontà: «Non pronunciate mai questa parola davanti a me! gli fece Roncalli, rabbuiandosi» Ciò sarà ribadito con durezza al P. Riccardo Lombardi come direttive della Santa Sede: - Non si deve parlare di «crociata», non si deve gettare l’allarme, non si deve parlare di rivoluzione, di «riforma». Ciò dai Diari del Padre ripresi nel libro di Giancarlo Zizola, “Il Microfono di Dio” (sigla MD, Mondadori, Milano, 1990, p. 411).
Quindi, ciò riflette chiaramente che era Giovanni XXIII ad «allontanarsi da noi» (Ge 21, 14); dal Papa san Pio X e perciò anche da quel rapporto per il quale il Papato esiste. Ogni vero cattolico dovrebbe domandarsi: che Chiesa è questa che un nuovo chierico eletto papa inverte perfino il senso del suo vocabolario? Oggi la risposta è data da un ineludibile fatto storico: è la stessa nuova chiesa ecumenista che aliena il rapporto di assoluta priorità dei principi soprannaturali che reggono l’autorità papale, prima a difendere i Diritti di Dio.
In vista di questa demolizione dove sono ora le nostre ferrate “crociate” e “alleanze”?
Vorranno forse negare l’erezione di una nuova “autorità conciliare” ravvisabile come apparato micidiale del nemico per mutare la vera Chiesa attraverso questi chierici di una “bontà e semplicità geniali”, come affermò il loro gran amico, l’innovatore Jean Guitton. Si voleva una conciliazione con l’illuminismo delle libertà di coscienza e di religione, quindi dei cosi detti «diritti umani» prioritari sui Diritti di Dio. Non solo, ma il governo del mondo consegnato ad apparati fondati su questi principi, come sia l’ONU. Tutto questo è evidente negli atti e messo in forma di documenti conciliari e ora, con Benedetto XVI, di encicliche!
Eppure, molti di quei cattolici insistono nell’ignorare tale piano esplicito e per conseguenza in nome delle vecchie “crociate” e “alleanze”, a voler, imperterriti, associare tutti i papi ai falsari modernisti, il Bene della Cristianità ai sinistri “buonismi” dei profeti del nuovo ordine mondiale, Cristo al Belial delle logge.
Poiché, “Bonum ex integra causa; malum ex quocunque defectu”, e questo riguarda la salvezza dell’anima di ognuno e specialmente di cattolici impegnati in vecchie “crociate” e “alleanze” nate per difendere i principi della Fede, si deve domandare che via intrapresero queste in mezzo a questa rovina terminale.
Si deve parlare solo di quanto si conosce e perciò qui accennerò in speciale alla TFP e seguaci. Si trattava della difesa della Tradizione, della Famiglia e della Proprietà in termini della controrivoluzione cattolica.
La lotta in Brasile all’inizio fu perfino eroica e si può dire profetica per quanto riguardava i pericoli pendenti. E li riconobbero rivitalizzati nel Culto e nella Dottrina dal Vaticano II e nella mente dei suoi promotori. Così, un loro competente membro fu inviato a Campos, per elaborare, insieme all’insigne vescovo Antonio Castro Mayer, uno studio sulle due questioni collegate: la possibilità che un papa cada in eresia e la legittimità della nuova messa appena lanciata dal Vaticano. Siamo nel 1969 e il lavoro fu mandato a Roma insieme a un altro documento del vescovo Castro Mayer e distribuito a tutti i vescovi brasiliani. Dal Vaticano arrivò la risposta: - l’abbiamo ricevuto! Dai vescovi brasiliani, invece, è venuta una proposta: tenete questa roba da parte e smetteremmo di darvi noia. Ma il lavoro a questo punto era già tradotto e stampato in Francia. Si tratta del noto libro «La Nouvelle Messe de Paul VI: Qu’en penser?» (Diffusion de la Pensée Française, Vouillé, 1975). Il suo autore ufficiale è l’avvocato Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira.
Sull’enorme opportunità dell’opera, più che del suo valore per individuare la causa prossima di quel momento di passione della Chiesa, non vi sono dubbi. Ma esso fu messo da parte per un tempo a causa del compromesso avuto tra crociati e vescovi brasiliani, attraverso il cardinale Scherer. Quando finalmente fu distribuito in Francia sarà considerato dai competenti una “bomba bagnata”. Avevano lasciato passare l’ora della gran alzata di scudi contro i falsi cristi e falsi profeti, a favore di uno spurio e fugace accordo tra gruppi. Certo, non furono i soli, ma potevano essere i primi nella difesa della Fede e non nei compromessi oscuri.
La storia che seguì, per più che la vogliano esaltare i loro seguaci, è triste nel piano del rapporto dell’assoluta priorità dei principi soprannaturali che fa riconoscere e essere guidati dal vero Santo Padre, nel suo culto di primo difensore dei Diritti di Dio. Il “culto” fu trasferito al capo visto come il crociato del XX secolo per le sue opere passate. E da lui alla sua onorevole madre già morta. Risultato: il gruppo si divise con fragore già prima della morte del suo lider. Poi ancora di più. Oggi uno dei gruppi più appariscenti rimasti è quello del delfino del gran capo, divenuto monsignore della Chiesa conciliare e attivo araldo anche della nuova messa.
In breve, la «crociata» e le «alleanze» per difendere la Chiesa dai modernisti che minacciavano invaderla e cambiare la sua Dottrina perenne si è allineata non inconsapevolmente ai nuovi tempi e ai nuovi poteri.
I nuovi poteri volevano abbattere le difese della Fede - ragione della Santa Sede – non più con le armi ma attraverso quei gravi errori già condannati, demolitori della ragione stessa della Chiesa di Dio. Serviva che un modernista fosse eletto da un conclave violato dal nemico affinché gli fosse consegnata la chiave che apriva all’orda di innovatori pronti a dichiarare il diritto alla libertà religiosa di scelta d’ogni religione e legge, il che significa dichiarare la libertà in rapporto alla vera Autorità, da credere con fede divina.
Ciò, pure per la logica, comporterebbe solo la libertà di rifiutare simile falsa autorità, mai libertà riguardo all’Autorità divina. Tra quest’autorità assoluta e l’autorità di tali dichiaranti non vi è nesso, solo un artificio legale derivato da un conclave da ritenere nullo. È il paradosso terminale, con ogni implicazione eretica riguardo alla posizione di chierici eletti per confermare i vincoli divini, ma che invece pensano a svincolare le coscienze a favore delle libertà del mondo.
Nel documento “Dignitatis humanae”, della libertà religiosa, vi è un implicito riconoscimento dei dichiaranti nel senso che le proprie autorità sono a servizio della «pace» e dell’unità del mondo non della Chiesa, quindi sono autorità nulle per la Fede; sono solo prodotto di quell’estrema caduta dal cielo di un asteroide che in terra ricevete la chiave per aprire il pozzo dell’abisso delle umane iniquità (Apocalisse 9, 1-3).
Ecco inaugurato il ciclo della devastazione spirituale presente, che solo il Signore può sanare. Nella Sua rivelazione, però, è chiaro che lo vuol fare attraverso un vero Papa, fedele al magistero in continuità con il Vangelo. Il Papa di sano pensiero cattolico e apostolico dovrà bandire il falso magistero conciliare contrario al rapporto di assoluta priorità dei principi soprannaturali che giustifica il Santo Padre, primo difensore dei Diritti di Dio. Ecco il senso dottrinale d’ogni Legge della Chiesa per instaurare i diritti e disegni di Dio per tutti gli uomini, per il bene delle loro coscienze e per la vita ordinata del mondo in ogni tempo.

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